QUANDO L’INFOGRAFICA AIUTA A RIFLETTERE SUI FATTI
È ufficiale! Ho iniziato a collaborare con Memo; parola d’ordine “infografica”. L’entusiasmo è alle stelle, ma ho anche paura di essermi messa in un bel pasticcio. Sono passati 10 anni dal mio primo ingaggio post-laurea in uno studio di comunicazione. Era il torrido agosto del 2006 quando iniziai a collaborare coi ragazzi milanesi di LeftLoft per realizzare le infografiche del Corriere della Sera.
Oggi mi viene la pelle d’oca se guardo il monitor: la prima di una – spero lunga – serie di pillole infografiche è ultimata, la forza dell’evidenza è spaventosa.
L’occasione è la mostra “Umberto Boccioni (1882-1916): genio e memoria” a Milano, per la ricorrenza dei 100 anni dalla sua scomparsa (Palazzo Reale, 23 marzo – 10 luglio). Non il numero delle opere prodotte comparato a quello delle opere in mostra, non un flusso temporale che informi sulle rilevanze biografiche, né una lettura storica dell’evoluzione artistica del suo stile.
Cosa contraddistingue quest’uomo e al contempo lo accomuna a tutti noi?
Facendo un po’ di ricerca e indagando sull’artista-poeta-visionario-uomo Umberto Boccioni, mi è sembrato di cogliere tra le righe del suo vissuto i segnali del caso che sedimentano negli anni, generando inconsapevoli significati. L’evidenza-grafica generata da questa rapida indagine (meno di 24 ore) prenderà il nome de “Il paradosso del Cavallo di Boccioni“. Qualcuno potrebbe dire che la morale è la “sfiga”, ma io ci vedo molto di più.
P.S.: Per Boccioni i cavalli erano il simbolo del progresso inarrestabile che la civiltà del XX secolo prometteva all’umanità. Non poteva immaginare che la sua morte sarebbe arrivata a soli 34 anni cadendo proprio da cavallo.